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Tennistavolo: 3,5 Secondi tra Vittoria e Sconfitta

27/10/2020

Nel tennistavolo, 3.5 secondi è il tempo medio a disposizione di un atleta per vincere il punto. In questo lasso di tempo, vengono effettuati dai 3 ai 5 colpi e al nostro giocatore necessita un mix di agilità, esplosività, velocità e reazione per poter performare al meglio possibile. 

Da otto anni ho avuto il piacere di allenare Debora Vivarelli, una giovane talentuosa atleta che aveva raggiunto le prime posizioni del ranking italiano, ma che ancora non aveva raggiunto il suo obbiettivo: qualificarsi alle Olimpiadi. 

Alla fine della scorsa stagione, mentre preparavo il programma per questa stagione che ci avrebbe portato alle qualificazioni per Tokio 2020, ho riflettuto molto cosa su mancasse ancora a Debora per poter competere con le migliori atlete europee.
Guardando e confrontando i test fisici, i resoconti degli allenamenti e i video dei match della stagione passata, era evidente come la capacità di spostamento fosse uno dei problemi che limitavano le performance di Debora. Nei test era un’atleta veloce ed esplosiva, in partita i risultati peggioravano. 

Nella mia esperienza, prima di giocatore e poi di allenatore, ho visto diversi metodi utilizzati per poter allenare la velocità negli spostamenti, tutti legati alla capacità di spinta laterale e accelerazione/decelerazione in un breve spazio. Questi esercizi, però, non tengono conto di un fattore molto importante: in partita i movimenti devono essere effettuati a seguito di un colpo avversario (= input esterno). 

Il Tennistavolo è uno sport altamente tecnico, con infinite variabili date dalle diverse rotazioni che la pallina può assumere. É importante la capacità di riconoscere e trasmettere uno stimolo da parte dell’occhio, e diventa fondamentale associarlo ai movimenti di braccia e gambe.

La domanda era: come questa variabile deve influenzare i nostri allenamenti?

Si trattava di ricreare una situazione in cui l’atleta dovesse reagire velocemente ad un input imprevedibile. 
Con questo obbiettivo, ho implementato l’utilizzo dei semafori del WittySEM nei nostri allenamenti. Grazie alla funzione “Agility” abbiamo utilizzato due serie di esercizi specifici con diversi obbiettivi:

  • reazione e movimento occhio/mano: l’obbiettivo è il miglioramento nel riconoscimento dell’input e nella reazione quasi istantanea del braccio dominante. Il ritardo tra un impulso ed il successivo è di 2 decimi.  In questo tipo di esercizi, dopo le prime prove, abbiamo utilizzato dei segnali di disturbo cosicché l’atleta doveva abituarsi a riconoscere il segnale corretto prima di reagire. 
  • reazione e movimento occhio/gambe: l’atleta deve effettuare footwork precisi per raggiungere il semaforo corretto. Il ritardo tra un impulso e l’altro è di 0.5. Ciò permette di ricreare un ambiente specifico: dopo uno spostamento l’atleta può riprendere la posizione di base ed aspettare un nuovo impulso. 

In questa tipologia di esercizi abbiamo utilizzato un unico stimolo che si muove tra i semafori, per dare all’atleta la possibilità di concentrarsi anche sul corretto footwork. Il passaggio successivo sarà quello di implementare ulteriormente i segnali di disturbo, in modo che diano un ambiente ancora più similare a quello di gara. 

Questo tipo di preparazione mi ha permesso di riprodurre un esercizio in cui sviluppare la velocità in un contesto molto simile a quello che avviene durante una partita con diversi vantaggi rispetto ai metodi “tradizionali”:

  • l’atleta può concentrarsi esclusivamente sul movimento delle gambe / braccia senza doversi preoccupare della pallina
  • l’esercizio ha una componente di imprevedibilità assoluta in quanto gli stimoli sono gestiti interamente dal Cronometro Witty e quindi non possono essere anticipati. 
  • la trasmissione live dei dati permette di valutare istantaneamente le performance dell’atleta e monitorare il suo stato nell’arco del lungo periodo. 

Questo tipo di allenamento non sostituisce interamente le sessioni di velocità, ma le implementa al fine di migliorare il processo che parte dagli occhi e arriva ai muscoli, e permettere così al nostro atleta di performare al meglio quei “maledetti” 3,5 secondi. 

Jason Davide Luini
 

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